Carburazione a punto.
Anche le gare hanno un’anima, ed il Gran Premio del Cile lo ha dimostrato. Polvere, gran secco, temperature ancora elevate nell’estate sudamericana sia pure sul finire, e una dose grandiosa di passione riversata con totale generosità dai 150 partenti e dalla marea di pubblico confluito a Talca, 250 KM a Sud di Santiago. E dagli organizzatori, sicuro, forse con una punta di esagerazione se è vero che l’anima del sabato di Talca è in quella lunga prova speciale in linea che ha in parte alterato lo sviluppo agonistico della gara. Due passaggi notevolmente impegnativi, da spettacolare prova estrema, tanto è bastato per ritardare alcuni dei favoriti ed offrire un’opportunità agli outsiderAntoine Meo contro Eero Remes, ci si poteva aspettare nella E1, ed invece Meo ha vinto davanti a Rodrig Thain. Christophe Nambotin contro David Knight nella E3, ma alle spalle di Nambotin è arrivato il sorprendente Algar Leok. Johnny Aubert contro l’amico Pierre Alexandre Renet nella E2, e tutti all’assalto del mito di Juha Salminen, ed invece alle spalle del finlandese si è piazzato Ivan Cervantes ed è salito sul podio Oscar Balletti. Fatta eccezione per Remes e Knight, tutti gli sconfitti hanno lasciato almeno una volta il loro obolo al tavolo della piccola roulette dell’Enduro test. Ma, naturalmente, c’è tempo per recuperare e rimettere, eventualmente, le cose al loro posto.
Parliamo italiano:
Bordone-Ferrari Racing Team Enduro
Per la prima volta è scesa in campo quella che, di fatto, è un’avvincente novità assoluta. Il Bordone-Ferrari Racing Team Enduro, costituito durante l’inverno, schiera Thomas Oldrati nella E1 ed allinea sulla affollata griglia della E Junior Jonathan Manzi e Edoardo D’Ambrosio. 1000‰ italiana, la Squadra milanese ha un programma ambizioso e preciso, evidente già nella scelta dell’”organico”: far crescere i giovani italiani e restituire loro un ruolo da protagonisti sulla scena dell’Enduro mondiale. Il più atteso era certamente Thomas Oldrati, reduce da una stagione difficile. Oldrati ha perso moltissimo tempo nel primo enduro test, ma ha reagito istantaneamente e, con due terzi posti, ha concluso in crescendo al nono posto. Rallentato dallo stesso problema per ben due volte, Jonathan Manzi non si è dato per vinto, ed ha ritrovato la competitività conquistando il secondo posto nell’ultima prova speciale. Edoardo D’Ambrosio, infine, secondo proprio nella difficilissima prima prova speciale in linea, ha finito al quinto posto la giornata inaugurale del Gran Premio del Cile, confermando di avere una dote fondamentale per riuscire nell’Enduro, la… regolarità.
Parla Alex Belometti, Team Manager.
“Un inizio di Mondiale come il nostro deve essere visto sotto una luce particolare. Il Bordone-Ferrari Racing Team Enduro è una Squadra nuova, alla sua prima apparizione e di fatto erano molte, in pratica tutte, le cose che dovevano passare al vaglio del primo “collaudo”. Sotto questo aspetto sono decisamente soddisfatto. La Squadra “gira” come un orologio, e si è inserita nel difficile contesto Mondiale senza alcuna difficoltà. Abbiamo Piloti giovani e di talento, ed il programma di oggi non è vincere ma aiutare i Piloti a trovare la piena consapevolezza dei loro mezzi. Edoardo D’Ambrosio e Jonathan Manzi sono inseriti, nella classe EJ, in un confronto molto ravvicinato con un gran numero di piloti, ma hanno entrambi dimostrato di poter ambire a risultati di prestigio. La prima giornata del GP è stata un po’ particolare, viziata da un andamento non perfettamente regolare, e quindi è più difficile individuare i valori in campo. Edoardo è stato il più regolare, Jonathan ha perso molto tempo per un problema condiviso con molti altri durante la prova speciale in linea, salvo poi concludere molto forte. Thomas Oldrati è stato rallentato da un concorrente in difficoltà che partiva prima di lui, ed ha finito in una posizione che, obiettivamente, non è la sua. Si è ripreso rapidamente ed ha riscattato la prima parte di gara sfortunata con un finale di alto livello”. Il Campionato è lungo e certamente difficile, ma ho l’impressione che non saremo dei comprimari
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