Mondiale di Enduro, Gran Premio di Portogallo, Day 2.
Torres Vedras, 13 Maggio. Sulla falsariga delle dinamiche del sabato, il Gran Premio del Portogallo si conclude privilegiando gli specialisti del “duro”. Anche se, infatti, le caratteristiche del terreno si modificano un poco a causa del passaggio dei concorrenti, la gara resta veloce e spettacolare, ma mancano quei passaggi caratteristicamente difficili che dell’Enduro sono storia ed icona. La gara della E1 è segnata dal ritorno di Antoine Meo che, all’indomani del suo primo “zero” mondiale in questa stagione, si scontra direttamente con l’avversario-compagno di Squadra Eero Remes. Parte forte il finlandese, ma il francese rinviene e passa al comando già dalla seconda Speciale, e mantiene il primato fino alla fine del GP. Ritmo meno elevato rispetto ai primi GP, ma egualmente efficace. Thain, che aveva vinto il sabato, è terzo.
La gara della E2, la più veloce della domenica di Torres Vedras, ripropone il copione del duello del sabato tra i francesi Johnny Aubert e Pierre-Alexandre Renet, leader del Mondiale. Le parti si invertono, ed è quest’ultimo che si aggiudica la “manche” che chiude la prima metà del Campionato 2012. Distacchi irrisori. Nella E3 il Portogallo è solo la quarta tappa del “Nambotin Tour 2012”. La Star delle grosse cilindrate lascia agli avversari, ormai, solo pochi spazi in ombra di una scena che è totalmente sua. Un minuto più sotto si fanno notare lo spagnolo Oriol Mena e l’ormai “stabile” frequentatore del salotto bene della E3 Aigar Leok. Crescono ulteriormente le quotazioni di Mathias Bellino, vincitore della EJ davanti a Daniel MacCanney e Victor Guerrero, ma gli italiani Moroni e Manzi non stanno lì a guardare. Per gli Enduristi veri il Campionato dovrebbe riservare terreni più adatti. Dal Portogallo all’Italia, prossimo GP a Castiglion Fiorentino, 30 Giugno e 1 Luglio.
Bordone-Ferrari Racing Team Enduro.
I Piloti del Bordone-Ferrari Racing Team Enduro avevano annunciato un Gran Premio per loro difficile, e così è stato. La natura del terreno e la conformazione delle Prove Speciali sono all’origine delle difficoltà che i Piloti del Team italiano hanno incontrato. Nessuno di loro accampa scuse, e ciascuno di loro riconosce che, decisamente, quello del Portogallo è un Gran Premio da registrare per le sue particolarità. Ciò non ostante le performance della domenica, seppure non sostenute da risultati eclatanti, sono state buone. Thomas Oldrati ha cercato il miglioramento della prestazione una Prova Speciale dopo l’altra, e per tutta la giornata ha dato vita ad una lotta serrata per la quarta posizione con Jeremy Joly, il quale l’ha spuntata per tre secondi appena. Anche Jonathan Manzi, che ha chiuso al quinto posto, è parzialmente soddisfatto. Ha fatto il possibile, e ci è riuscito, per uscire dal GP più ostico della sua stagione con un risultato che, in prospettiva Mondiale, potrebbe risultare decisivo. No comment di Edoardo D’Ambrosio che, al contrario dei compagni di Squadra, era contento di correre su questo genere di terreni, ma che non è riuscito ad ottenere non tanto il risultato, quanto le performance che si aspettava. La Squadra, come nelle altre poche occasioni che l’hanno vista “al lavoro” (bisogna ricordare, infatti, che questa è la stagione del debutto), ha dato prova di essere all’altezza degli obiettivi del Progetto, che presuppongono, trattandosi di giovani, la maturazione dei singoli prima ancora che il conseguimento dei risultati.
Thomas Oldrati.
“Contrariamente a ieri, devo dire che sono contento. Sono riuscito ad alzare il ritmo senza prendere rischi, ed ho ottenuto tempi discreti. Per tutta la domenica ho potuto battagliare con Jeremy Joly, ed alla fine gli ho ceduto il passo per una manciata di secondi su un totale di quasi un’ora di Prove Speciali. Mi sento meglio, e finalmente mi sono anche divertito. Spero che, con questa del Portogallo, gireremo finalmente le pagine dei GP meno adatti al mio stile di guida, e potrò guardare al futuro del Mondiale con maggiore fiducia. In fondo, su quattro Gran Premi, solo quello di Spagna è stato all’altezza dell’Enduro come lo intendo io. Questo non toglie che quelli che hanno vinto sono stati bravissimi, e che faccio loro i miei complimenti.”
Jonathan Manzi.
“Non è stata una di quelle trasferte da fissare nell’album dei bei ricordi. Va bene, Mathias Belino era imprendibile, ma avrei dovuto abbassare i miei tempi di un paio di secondi a Prova Speciale per essere veramente competitivo. Ho cercato di farlo, naturalmente, ma non ci sono riuscito. Alla fine ero molto stanco, il che mi fa credere che, pur avendocela messa tutta, non sono riuscito a trovare la “quadra” di un GP davvero poco adatto alla mia guida. Che dire? Che bisogna lavorare sul “duro”, inteso come terreno, ed allenarci su queste superfici scivolose e senza canali.”
Edoardo D’Ambrosio.
“Il mio commento è lapidario. Mi dispiace, è la peggiore gara della mia vita. Non sono mai andato così piano. Evidentemente devo trovare il modo di superare l’impasse di un momento che è particolarmente difficile. Per questo mi metto nelle mani del mio Team Manager, Alex Belometti.”
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